Nel 1348 una straordinaria ondata di peste attraversò e decimò l’Europa. Non abbiamo ovviamente stime veritiere, ma si calcola che in quell’occasione morì un terzo della popolazione europea. Uno su tre. Di quella grande tragedia, troviamo una testimonianza diretta nell’introduzione al Decameron di Giovanni Boccaccio.
L’intero libro nacque in un periodo emergenziale. Per Boccaccio la letteratura, la narrazione era una fuga dalla malattia, dalla peste, dalla morte. Dieci giovani ragazzi e ragazze si radunarono in una villa alle porte di Firenze e lì trascorsero la loro quarantena. Ogni giorno ognuno veniva eletto re o regina della giornata e sceglieva il tema. Dieci giornate con dieci novelle ognuna: il Decameron è una metafora della letteratura che sopravvive alla malattia ed alla morte.
La nostra banda, la 2B, non ha alcuna intenzione, con i propri scritti, di sfidare l’eternità. Il nostro gioco è stato molto più semplice: creiamo dieci incipit, dieci inizi e da quelli ci incamminiamo nel tortuoso ed affascinante mondo dell’horror. Ognuno dalla propria quarantena aveva il compito di sviluppare l’inizio di un racconto. Molti si sono confrontati con lo stesso. E abbiamo consegnato dei racconti piacevoli da leggere, che possono aiutarvi a trascorrere qualche ora, distraendovi dal vostro preoccupato isolamento. Siate dei lettori benevoli. Sappiate che ogni racconto è stato partorito dalla fantasia di ragazze e ragazzi dodicenni e non è stato modificato o indirizzato.
Buona lettura e se vi piacciono non esitate a dircelo perché ne pubblicheremo degli altri.